RAIMUND HOGHE

TANZGESCHICHTEN

©Marco_Caselli_Nirmal

Ferrara, 16 novembre 2004

 

Dramaturg del Tanztheater Wuppertal dal 1980 al 1990, Raimund Hoghe affronta il palcoscenico esponendosi per la prima volta al pubblico come danzatore a partire dal 1994. E’ questo il suo modo di aderire alla sollecitazione di Pasolini a “gettare il proprio corpo nella lotta”. Una svolta decisiva per l’attività del poliedrico artista tedesco, che lo porta a sviluppare un linguaggio coreografico sempre più personale, senza effetti né pathos, dove la contemplazione e l’ascolto sono strumenti di conoscenza.
Le sue “storie di danza” emozionano proprio per questa riduzione all’essenziale dei mezzi espressivi utilizzati. Chicchi di caffè cadono come una pioggia sottile sui danzatori, il profumo che si espande carica di suggestioni il palcoscenico nudo. I corpi si espongono con pudore, si toccano sorpresi, si indagano. Le storie dei danzatori si intrecciano: scompare la forma del racconto, restano solo i gesti, tracce leggere che rimandano a sentimenti segreti.

“Non voglio raccontare la mia storia personale, ma dire che ogni uomo ha il diritto di esistere anche se il suo corpo è diverso, mutilato, deforme.”

Raimund Hoghe