(Ho una figlia, ma non sono sua madre. E non abbiamo in comune nessuna parte del nostro corredo genetico. Sono io che le somiglio tantissimo.
Quando ci chiedono cosa siamo, noi non sappiamo cosa dire.
Ci guardiamo. E sorridiamo.
Quel sorriso, è una parola segreta)
DAUGHTERS parla letteralmente di questo. Partendo da una questione privata, vorrei interrogare le forme che non hanno un nome, le forme che sfuggono alla capacità di essere definite, andando a deflagrare il concetto di essere figlie. Attraverso una narrazione biografica, la ricerca indaga il rapporto tra scrittura e danza. Non solo due linguaggi ma anche due corpi, trattati come materia.
Teodora Grano