Like a virus needs a body
As soft tissue feeds on blood
Some day I’ll find you, the urge is here
(Bjork, Like a virus)
Cosa fare per frenare la transitorietà: toccare il divino o divorare il terreno? Mantenere la distanza o abbracciarsi a morte? In Blasphemy Rhapsody seguiamo le tracce di un virus senza precedenti. La quiete prima della tempesta. Spieghiamo le ali. In sottofondo la canzone Around the World dei Daftpunk. Al primo alito di vento ci mettiamo in movimento. Anche se siamo spinti in alto, i nostri piedi restano ben ancorati al suolo. Blasphemy Rhapsody diventa un rito danzato nel quale le certezze vengono sacrificate. Un invito ad abbracciare la mutabilità della vita. Una cerimonia in cui la realtà della terra si annida nella santità.
Blasphemy Rhapsody sorge in circostanze eccezionali, durante l’emergenza Coronavirus. In questo tempo trascorso non nello studio di danza, ma nel “sacro” spazio casalingo, i danzatori hanno lavorato su un solo basato sui passi del Charleston e l’estatica danza della Pizzica.
Il concetto di perseveranza che accomuna queste due danze, lontane nel tempo e nei luoghi, è alla base di questo nuovo lavoro: la distorsione degli arti, la sottomissione al ritmo, la gioia e la tragedia, insieme: il modo in cui danziamo non potrà mai essere separato dal modo in cui viviamo come comunità.
Vendita biglietti da sabato 18 settembre, in biglietteria e on line
Sostieni il Teatro